Laura Carroli: Schiavi nella città più libera del mondo (libro)

 


Agenzia X-2021

La storia dei Raf Punk

Una cavalcata nella Bologna anni ottanta raccontata attraverso le vicende di una coppia di ventenni, Laura e Jumpy e filtrata dagli occhi dell’autrice sempre attenti nel guardarsi attorno e nel cercare segnali, anche disperati, di vita.

In queste pagine ho trovato i Raf Punk, la loro parabola e, marginalmente, la loro musica. Ho trovato i volti e le musiche del buco del culo del mondo.

In queste pagine ho scoperto come il mondo, in quegli anni, era dannatamente piccolo per chi viveva il punk come un’esigenza oltreché un genere musicale.

Tutte le persone che si incontrano sfogliando questo libro sono volti noti per chi mastica la materia: Freak Antoni, Giovanni Ferretti, Jumpy Velena, Jello Biafra e poi componenti dei Crass, Nabat, Verbal Abuse, MDC e decine di altri…

Tutti i luoghi che si attraversano hanno un sapore mitico: il Cassero, il Disco D’oro, il Virus, il Tuwat, gli studi della SST, la fattoria/Comune dei Crass, il Necronomicon e gli altri in ordine sparso.

“Schiavi nella città più libera del mondo” ha però, rispetto ad altri testi sul punk italiano, una caratteristica precisa, un punto focale e originale. Il libro si basa, anzi ha la sua ragione di esistere, grazie ad una storia d’amore e le sue pagine si nutrono, prendono vigore o cadono nel depresso, nella narrazione disperata, a volte caricaturale, dell’iperbole amorosa e bellissima di Laura e Jumpy.

In questa relazione giovanile, fortissima e morbosa, viene inglobato il tutto. Attorno a questa storia gira, ora velocemente ed ora al rallentatore, tutto l’universo costruito intorno a loro, nascono cose che prendono i loro nomi e le loro storie, prendono forma gli aneddoti da passare ai posteri, o ai novelli punx che dir si voglia.

Le storie che emergono sono centrifugate, sembrano accadere per caso, appaiono come il naturale dispiegarsi del tempo con energie e velocità multiple, con la società, il mondo tutto che appaiono come un teatro buffo, un gigantesco palcoscenico a livelli invertiti tra attori e pubblico.

Quando il libro si conclude mi rassicura il fatto di aver incontrato la “Attack Punk records”, i Raf punk, naturalmente, i CCCP Fedeli alla Linea, il concerto dei Clash, la nascita di Punkanimazione, gli scazzi politici, l’anarchia e la Londra dei bei tempi ma, soprattutto, rassicura il fatto che, pur tra mille problemi e per un periodo breve, un mondo “altro” è stato vissuto prima che tentato di costruire.

“Schiavi nella città più libera del mondo” è un diario postumo dell’amore punx, e non mi è dispiaciuto mica.

|Mig|



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