Mi sono approcciato a questo libro, come a tutte le uscite
targate “Agenzia X”, con curiosità morbosa perché il taglio “dal basso” nel far
rivivere le esperienze contro-culturali tipico della casa editrice Milanese ha
sempre suscitato in me ammirazione e voglia di fagocitare urgentemente le
pagine proposte.
A differenza di altri testi che ho avuto modo di leggere in
questo “FAME” c’era però una componente importante, l’autrice.
Conoscevo infatti Angela Valcavi per i suoi trascorsi a
bordo della nave pirata denominata THX 1138, una sorta di etichetta
multimediale che tra la fine degli anni ’80 ed inizio ’90 si è resa
protagonista di uscite memorabili come quelle legate alla pubblicazione della
rivista “AMEN” ed al box “La Nave
dei folli”.
Ecco allora spiegato, forse, il motivo del mio essere
spaesato di fronte all’inizio di questo romanzo, tra l’autobiografico e una
narrazione in stile working-class, dove non ho trovato le atmosfere punk-gothic
che credevo di incontrare e che con una leggerezza molto gradevole mi ha fatto
vivere i sogni, la musica, gli amori e la noia tipica degli adolescenti di
provincia dei primi anni ottanta.
Un romanzo post-adolescenziale quindi dove la narrazione
verte sulla quotidianità di ragazzi normalissimi, vicini al movimento
contro-culturale che girava attorno alla musica punk e new wave, che lottavano
contro l’alienazione di una normalità che non capivano e che erano perennemente
in cerca della loro dimensione, dei loro spazi, della loro indipendenza, della
loro libertà, della loro vita.
Intendiamoci, la lettura è avvincente e le storie che si
susseguono sono gustose e piene di elementi di novità, piccoli ma continui… non
ci si annoia insomma. Quello che mi mancava però, pagina dopo pagina, era
proprio il fondamento stesso del testo. Anche “Fame”, la fanzine e la nascita
della stessa attorno al quale si distende la storia, sembra solo un elemento di
contorno, un’esperienza tra le altre, un argomento atto a rendere la trama
razionale, più che un elemento portante del libro.
Arrivato a metà testo circa però le cose sono cambiate
velocemente. C’è infatti uno spartiacque abbastanza marcato nel lavoro di
Angela ed è la narrazione del viaggio Berlinese che tutta l’allegra compagnia
legata alla redazione di “Fame” intraprese tra l’uscita del primo e del secondo
ed ultimo numero della zine. Berlino come rito iniziatico.
Da quel momento in poi il testo cambia registro, diventa
quasi aspro nella sua narrazione e le emozioni si susseguono molto meno sfumate
che in precedenza dando luogo, quasi drammaticamente, alla fine dell’adolescenza
che sarà poi tragicamente testimoniata nel finale tristissimo e pieno di
rabbia.
Un libro a due marce e due velocità, per quanto mi riguarda,
ma veramente ben scritto e con una propria anima che ci mette un po’ ad uscire
fuori ma poi diventa protagonista dell’immaginario descritto in punta di penna.
|mig|
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