Alberto è uno
scrittore working class, non
per vocazione ma per convinzione.
Alberto
rappresenta quella categoria di persone che, nel bene e nel male, non
passa inosservata, lascia traccia.
Ho
avuto la fortuna di conoscere Alberto in tempi non sospetti ed ho
sempre ammirato la sua incredibile spontaneità che riesce a
caricarti, ad inondarti di energia solo scambiandosi un sorriso. Il
“Prunetti” ha scritto Amianto, una storia operaia, un piccolo
grande capolavoro ormai da diversi anni e sono stati anni che lo
hanno visto girovagare per l’Italia, saltellare tra una recensione
e l’altra, pubblicare un altro paio di libri etc etc…
Bene,
la scorsa Estate ci siamo incontrati e con una birra a farci
compagnia, tra una bestemmia e qualche vecchia canzone a fare da
contorno abbiamo passato mezz’ora a parlare dell’incredibile
forza comunicativa di Trainspotting, passando per le risse nei pub
working class londinesi e concludendo con il ricordare le gesta
eroiche dell’hockey Follonichese.
Perchè
Alberto ti coinvolge, ti appassiona, fa passare bene il tempo.
Amianto
è un po’ come Alberto. Si lascia leggere con gusto, con il suo
linguaggio da birreria della porta accanto, con la sua durezza nei
momenti emotivamente coinvolgenti, con
le sue storie di paese, di provincia sempre densa di eroi e di
aneddoti da raccontare.
Amianto
racconta la storia di Renato, padre e operaio, e la sua tragica fine,
ingiusta.
Ma
si raccontano anche gli anni ottanta, la Maremma operaia, una
quotidianità lontana.
Mi
piacerebbe che tanti leggessero questo libro per la sua forza di una
semplicità dirompente, di una spontaneità scandalosa, per il suo
essere un romanzo “working class” senza tempo.
Mi
piacerebbe che tanti conoscessero questo libro perché, come il suo
autore, sono fortune per tanti ma non per tutti.
|Mig|
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