Uscito in occasione
della reunion momentanea della band questo testo, dal sottotitolo
celato di “Ardecore de Roma”, usciva con allegato un CD
comprendente tutto il materiale edito e non edito del combo punk
capitolino e si poneva come sequel di “Come se nulla fosse”, il
testo autobiografico scritto dal cantante Roberto Perciballi, qualche
tempo prima (Castelvecchi).
Devo confessare che
ho acquistato questo lavoro per il CD, che proponeva, oltre la
discografia ufficiale, dei brani inediti della prima ora ed alcuni
pezzi live di sicuro interesse, almeno per chi scrive. Ho sempre
amato infatti questa band, rozza e casinara, vero punto d’incontro
tra lo street punk inglese e l’hardcore anni ‘80 tipicamente made
in italy.
La componente
musicale non ha tradito le attese e mi ha lasciato completamente
soddisfatto ma la sorpresa è arrivata iniziando a leggere le pagine
di questo libro, vero diario da battaglia di una punk band italiana
del secolo scorso.
Come molti altri
testi di questo “genere” sono gli aneddoti raccontati che rendono
impareggiabile e spassosa la lettura ma tra le pagine di “Bloody
Riot, ardecore de Roma” emerge tutta la cultura working class della
periferia romana anni ottanta e la narrazione diventa documento
storico, fotografando un’epoca densa di contraddizioni politiche e
sociali raccontate con uno spirito “borgataro” altamente
scintillante ed entusiasmante.
Il libro è un
insieme di interventi del “solito” Roberto, di Lorenzo e Alex
(chitarrista e bassista della band) e di compagni d’avventura
dell’epoca come Valerio Marchi e Rossella Fumasoni e molti altri.
Ogni intervento sviscera le emozioni che il ricordo, ancora vivo,
dell’epopea Bloody riot, scatena in chi racconta e ci presenta una
Roma, un movimento, un’Italia che sembra distante anni luce dal
grigio piattismo assoluto che oggi ci circonda. Vengono narrati
aneddoti, scazzi, fughe, risse, concerti ma soprattutto tutto
l’insieme di elementi emozionali e di sogni mai sopiti che
alimentavano energeticamente il quotidiano di quella generazione di
nichilisti, teppisti e sognatori di strada.
Questo libro è
l’ennesimo, ed importante, capitolo ben riuscito di una immaginaria
bibliografia in divenire del punk italiano della fine del ‘900,
un’epoca, ancora non del tutto sviscerata, che rappresentò e
rappresenta ancora oggi, la voglia di spaccare il mondo per poi
ricostruirlo un po’ più a misura d’uomo, un po’ più alla
portata di ognuno di noi.
Mig
Commenti
Posta un commento