LE CREATURE DELLA NOTTE di Captain Trip
136 pagine –
Effigi , 2022.
|Cikuta magazine|
“Captain Trip” è
lo pseudonimo di un tipo che ha calcato per venti anni i palchi più strampalati
d’Italia ( e non solo). Le sue gesta sono raccontate attraverso le cose uscite
a nome e per conto di creature chiamate, tra le altre, “Cattiva Inclinazione”, “
La Cuenta”, “Giuda” e “Crepa” ovvero una fetta del punk hc / crust/ doom italiano.
Viene naturale
approcciando questo “Le creature della notte” cercare quei riferimenti
culturali ed artistici che hanno accompagnato il primo ventennio del nuovo
millennio, periodo denso di criticità e di disillusione pervaso dal torbido
senso di inutilità con relativa rabbia, narrato, spesso, attraverso dischetti
digitali e pezzi di vinile.
Questo testo,
costruito su 20 racconti completamente autonomi tra di loro, parte dallo
scomparire, dall’affievolirsi di quella rabbia di cui sopra.
I racconti, sono
il racconto. Un percorso esistenziale, o almeno io ci trovo questo, narrato con
i ritmi lenti del tempo, con le pause del vissuto, con lo stupore del proprio
mutare sullo sguardo che lanciamo a quello che ci sta attorno.
“Captain Trip” ci
regala ora cortissime favole gotiche, ora introspezioni, ora riflessioni su
quesiti amletici con la consapevolezza e la sicurezza di chi certe tematiche le
ha affrontate con la lentezza del tempo che passa.
Volendo dare una
linea interpretativa da offrire in pasto a chi legge questo intervento, credo
che ciò che lega ognuno di questi brevi racconti sia fondamentalmente una
domanda:
-
Vale la pena scoprire chi ho di fronte? –
La domanda
comprende la pena, la difficoltà, la sofferenza di sottostare alle regole non
scritte del pensare comune. Include la scoperta che, e nel testo è ribadito
costantemente, è fondamento della costruzione di un rapporto. Presuppone infine
un interlocutore, un secondo attore che, volenti o nolenti, ci attrae e ci
porta a riflettere sul nostro essere animali sociali anche quando non vorremo
esserlo.
Gli strumenti usati
sono il buio, la foschia, il bosco, la bestia, la favola, la solitudine, il
viaggio, il sogno, la roccia, le porte, il rifiuto, la rabbia e … la musica.
La musica, e ciò
che ci gira attorno, è rappresentata dall’ultimo racconto, il più lungo. Si
racconta del “tour” americano dei Giuda. La cosa che mi sembra interessante è
che proprio la musica rimane da parte, mai un cenno ai brani suonati, mai uno
sguardo a giudizi tecnici di sorta, mai l’aneddoto da tramandare ai posteri. In
questa ultima parte del libro si butta in faccia al lettore una fetta disillusa
della quotidianità di un gruppo europeo nel tempio americano. Tutti i piccoli
cazzi e ammazzi senza fronzoli, tutta la normalità di un’avventura irripetibile
comunque la si guardi.
“Le Creature della
notte” è inserito in una collana che la casa editrice ha riservato al mistero ed
in fondo ha ragione, visto che al termine rimane un senso di vuoto, un sorriso
beffardo, qualche domanda inconcludente e tanti perché che si perdono nel buio.
|Mig|
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